domenica 23 dicembre 2012

Il mio primo amore erano tre.

Il Natale mi trova da sempre in uno stato di felice indifferenza. L'unica cosa che lo rende degno di nota sono i miei parenti, perché ho una famiglia molto numerosa e piena di freak, quindi, a suo modo, bella. Da sempre tutta questa gente fondamentalmente sconosciuta, ma con i miei stessi geni, mi è di grande ispirazione. Da qualche anno poi nessuno mi chiede più del mio fidanzato. Qualcuno deve aver cantato, forse la mia incapacità di accavallare le gambe. All'inizio trovavo molto imbarazzante tutta la situazione, poi li ho guardati bene e ho capito di essere una di quelle a cui comunque la vita aveva dato di più. Sono sicura che sia stata mia madre a cantare, in ogni caso. 

Ricordo che c'era una cosa per cui lei non si dava pace, riguardo la mia omosessualità. Credeva, come molti genitori, di aver sbagliato qualcosa con me: ma cosa? Io le rispondevo che aveva sbagliato tutto, ma che sarei stata lesbica in ogni caso. Se avessi saputo che non ci sarebbe stata più così presto, avrei risposto diversamente, ma un'amica recentemente mi ha detto che i sensi di colpa postumi sono inevitabili, quindi eccomi qui. Insieme alla sua malattia, sono cadute molte inibizioni, anche il tabù dell'omosessualità, ma non la sua inquietudine a riguardo. Un giorno, in ospedale, mi disse: eppure nella nostra famiglia non c'è nessun altro, tentando di esplorare goffamente il fattore ereditario. E mi chiese anche: ma ci si nascerà o ci si diventa? Quesiti enormi e senza risposta. Immagino che in questo momento, ovunque sia, avrà una visione più distaccata della questione.

C'è una storia che forse l'avrebbe tranquillizzata e sollevata da qualche senso di colpa (una famiglia piena di sensi di colpa, la mia), che non ho fatto in tempo a raccontare, ma che penso sia tanto illuminante quanto assurda. Io mi sono innamorata per la prima volta di una bambina a quattro anni. E non era una, erano tre gemelle, due delle quali omozigoti, la terza molto diversa e per questo per nulla felice. Erano mie compagne di asilo, le chiameremo C., V., B. Avevo trascorso il primo anno di scuola materna pisciandomi addosso, perché dei bulli della classe accanto mi facevano le poste fuori dal bagno. Dio li maledica per sempre, me li ricordo come fosse ieri. Poi è successo che il secondo anno di asilo non mi sentivo più la stagista della situazione e ho adottato un certo savoir faire, nonostante le scarpe con gli strappi indicassero chiaramente un mio deficit, ovvero il non sapermi allacciare le stringhe. In più rifiutavo categoricamente il grembiulino rosa e quel secondo anno si aprì felice, con un grembiule giallo canarino. I bulli erano andati a morire in prima elementare. Insomma, stava cominciando per me un grandissimo momento. A me piaceva molto V., che era identica a C., ma comunque mi piaceva V., perché erano uguali ma diverse. Riesco a vedere distintamente il pomeriggio in cui dichiarai il mio amore. È stato dopo ginnastica perché addosso non avevo l'amato grembiulino, ma una tuta del wwf, verde con un grande panda sulla pancia (dove l'avevano presa? Perché?). 

È successo sotto un albero grande, che ora mi sembrerebbe molto meno grande. Era un pino e gli aghetti ci pungevano il sedere. È una delle poche cose che ricordo della mia infanzia. Le ho detto vuoi essere la mia fidanzata? E lei mi ha spezzato il cuore dicendomi che i principi erano maschi. Col senno di poi avrei potuto rispondere che non avevo mai  accennato a un principato, ma fa nulla. Sono corsa via a giocare a spadaccini con le foglie. Però non mi sono data vinta, perché c'era C. che comunque, ragazzi, era identica. Così mi sono fatta avanti anche con lei. Non ricordo distintamente la situazione, ricordo che però la cosa uscì con la maestra, che era anche una suora, e che mi disse che i bambini stavano con le bambine e le bambine con i bambini e mi regalò qualcosa come un mandarino. Maledetta troia. La cosa buttava male, anche perché per conquistare la seconda le avevo regalato un mio bellissimo Polly Pocket, quello a conchiglia azzurrino, che a piano terra aveva un laghetto con ponteggio, di cui ho trovato una foto per caso su google, e se la guardo piango (magari è proprio il mio). Cosa dovevo fare? Sono andata da B., che però era tanto diversa da V. e C., perché era cicciotta e aveva i capelli più scuri e un caschetto francamente imbarazzante. Mi disse di sì senza problemi: era sola e disperata, uguale e diversa allo stesso tempo e abituata agli scarti delle sorelle più fighe. E tra quegli scarti c'ero anche io.

È stata una storia intensa, ma tormentata. La prima di una lunga serie. È stata bella soprattutto per lei, che voleva ogni giorno anche il mio pranzo, la mia mela, i miei dolcini e diventava sempre più grassa, mentre io, che già ero secca, deperivo. Mia madre mi pesava ogni tre giorni, finché non le ho raccontato tutto. Cioè, dentro di me capivo che c'era qualcosa di strano nella situazione, allora le dissi semplicemente che una bambina grassa mi rubava il cibo e i giocattoli. Sono stata vigliacca, lo so. Ma a lei comunque non era mai fregato niente di me, ero io la parte lesa. Ci siamo separate bruscamente, a pranzo mi hanno messo con altri bambini e ho imparato ad allacciarmi le stringhe con il metodo orecchie di coniglio, che era stimatissimo. 

Questa vicenda mi ha insegnato molto. Un giorno B. l'ho incontrata per strada. L'ho riconosciuta subito. È dimagrita.


15 commenti:

  1. <3 <3 <3 la tuta del wwf fa tanto anni 90...una di quelle cose che ora non esisterebbe più. io facevo ginnastica con una maglietta orrenda dell'imitazione di barbie, tania, te la ricordi?
    questa tua storia raccontata come sempre divinamente mi ha ricordato gli inequivocabili segni della mia omosessualità a 6 anni. ero molto più lesbica a quell'età che non a 13.le polly pocket hanno aiutato secondo me.
    buon natale,
    Scir0ppo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi ricordo l'ossessiva pubblicità di Tania Miss Italia.
      Ma non ho mai avuto barbie. Cioè, ne avevo una che tenevo sempre nuda. Ora capisco davvero tutto.

      Elimina
    2. Lo sai che mi prende il panico quando devo inserire un commento perché non riesco mai a leggere quelle letterine e numeri sfocati!? faccio sempre minimo 3 tentativi. sarò diversamente abile?
      ma ciò non mi trattiene dal commentare :)
      Scir

      Elimina
    3. Anche per me quella cosa è sempre un ostacolo.

      Elimina
  2. Io la tenevi nuda. Un giorno le ruppi gambe e braccia perché non faceva altro che frustrarmi con la sua incapacità di flettersi.
    Mio padre corse ai ripari comprandomi un bambolotto bebè verosimile. Ma io lo tumulavo nella culla con la testa capovolta e a lui vennero in brividi, e così potei tornare ai master.
    La mia prima fidanzatina s'era fidanzata con me. Era più grande, bionda e molto carina. Giocavamo sempre al principe e alla principessa perché l'aveva deciso lei, e io ero ovviamente il principe. Di notte quando dormivamo assieme - l'essere figlia di amici l'agevolò - si scopriva la pancia, la faceva scoprire a me e stavamo abbracciate così tutta la notte.
    Non ero consapevole di nulla, tantomeno la mia volontà aveva alcuna importanza, fatto sta che molti anni dopo, con me undicenne e lei splendida quattordicenne, una sera mi mise le mani sulle spalle ed eravamo sole; turbatissima scappai via.
    Ora s'è sposata ed è meno avvenente.

    Ps: anche mio padre chiedeva sempre come mai fossi "diventata lesbica". Gli risposi con entusiasmo che era stato solo merito delle sue confidenze e dei suoi giornalini osé in giro e che gli ero tanto grata.
    L'unica volta che lo vidi piangere per me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sto rosicando a bestia per la bambina bionda che s'era fidanzata con te.
      S.

      Elimina
    2. Sì, ma poi che fortuna, anche più grande! Comunque il capitolo Barbie è spinoso. Ricordo che poi alla mia Barbie nuda tagliai i capelli e intasai il lavandino. Un classico dell'infanzia di molte lesbiche. Poi allora lì mi hanno regalato un microscopio e sono diventata quello che sono.

      Elimina
    3. È stata una fortuna non goduta ahimè. Ero la sua toygirl. A distanza di moltissimi anni l'ho rivista, sciatta, sposata, a guardarmi in modo strano. Io con l'età mi sono aggiustata parecchio e lei ha sciorinato stupore ed un'infinita sequela di elogi.
      Ma ormai il nostro tempo per essere felici assieme è terminato, bimba bionda.
      Il microscopio ti ha reso fascinosa, via.
      Quello e il tuo gusto spiccato per scarpe di tendenza.

      Elimina
    4. 'Ero la sua toygirl'.
      Rosico triplo xD

      Ma solo a me fin dalle elementari etero indecise o lesbiche appiccicose?

      Scir

      Elimina
    5. Sono due categorie a cui non puoi sfuggire.

      Elimina
    6. Sorella, le donne che mettono su famiglia, se le hai conosciute prima, poi sono sempre un po' da buttare. Noi invece con l'età miglioriamo. Io davvero ho fatto passi da gigante, senza cercarlo troppo. Prima ti rassegni a essere lesbica, prima diventi bellissima.

      Elimina
    7. Cazzo, hai ragione.
      Non appena me ne sono accorta mi si è aperto un mondo, la mia miopia è diventata affascinante e l'esuberante petto un pregio.
      Vaffanculo all'ignoranza.

      Comunque, pensavo.
      Ti preferisco sorella.
      Quindi stasera ti cambio nomenclatura.

      Elimina
  3. "(...) mi regalò qualcosa come un mandarino. Maledetta troia."

    Oddio. Ahahahahhahahaahhahaha

    Alla materna ero assolutamente invasata per C., le ho regalato milioni di disegni: me e lei sui prati, me e lei al mare, me e lei a Parigi. Alla fine ricordo che sua madre le disse di riferirmi di smetterla perchè avevano la casa piena di disegni e non sapevano più dove mettere "quelle merde". Giuro. Trauma per sempre.

    RispondiElimina
  4. Qui per dirti che: ho fatto la stessa scuola della bimba della pubblicità della Tania (si diceva fosse un gran mignottino); adoro come scrivi.

    RispondiElimina