giovedì 29 dicembre 2011

Meno qualcosa.

Scrivo ora che non ne ho voglia.


Questo è l'ultimo post dell'anno. Domani è il trenta, e nei giorni pari non ho niente di interessante da dire. Poi sarà il trentuno e sarò troppo presa a non pensarci. Generalmente, a questo punto dell'anno, si fa un bilancio e si può anche scrivere male. La parola chiave comunque è amarezza, che è quello che provo ora, rinchiusa nella mia felpa converse che avevo quasi pianto per averla, in prima superiore. Trashissima, con dei fiorellini addirittura. Una cosa così ora non la trovi nemmeno allo Specchio di Alice (c'è ancora quel magazzino di sole galattiche?).


L'anno che sta per terminare si è aperto con una notizia bruttissima ed è continuato peggio. Ci sono state giornate molto fredde e poi è arrivata l'estate. Non mi hanno rubato la bicicletta, però mi si è rotta la catena per legarla. Poi ho cambiato lavoro. E ho conosciuto persone diverse da quelle alle quali mi ero abituata. Quelle a cui mi ero abituata mi sono mancate. E poi ho incontrato nuovi amici, uno in particolare, che saluto: ciao, vinceremo.


Ogni anno mi sembra che, da un lato, tutto peggiori, dall'altro ci si abitui non si sa come a resistere al peggio e allora ci vengono dei muscoli apposta e si sta aggrappati al burrone con una facilità che non si ha nemmeno più paura di cadere. Per dire, ci sono attimi in cui, a un passo dal baratro, penso che mi andrebbe moltissimo un oro saiwa, che alla fine non è un granché, è un biscotto secco. Ci si abitua al peggio perché dentro di sé si è consapevoli che tutto il bello debba ancora arrivare. Quasi sicuramente non arriverà, ma il nostro cervello è stato settato così e la resistenza non sembra mai energia sprecata, è solo un gradino di due metri e mezzo appena scavalcato e poi c'è tutta la scala, e magari qualche viaggio, qualche nuovo incontro, qualche ragazza, qualcosa che pensiamo di meritarci e che un giorno arriverà, fosse l'ultima cosa che deve arrivare. 


E poi non arriva, o forse sì. E il tempo si confonde, tanto che io non mi ricordo mai quando qualcosa è accaduto e quando no. E a volte se sia accaduto davvero oppure no. E ci sono dei momenti in cui penso è andata, non ce la faccio. E poi mi dimentico. Magari per aiutarmi prendo due goccine. Quest'anno così brutto non è stato tanto male, poteva andare peggio, poteva venirmi la bizza di mettermi a fare djset, per esempio. Poteva venirmi voglia di leggere la Mazzantini. E invece mi sono tenuta, forte come una roccia, non mi sono allontanata un attimo dalla mia esistenza tutta sbagliata, di rapporti spesso privi di senso e pieni di fame. 


Vorrei che il prossimo anno andasse meglio e vorrei che succedesse senza che io faccia granché. Vorrei che fosse normale. Vorrei non guardare le foto dei miei coetanei che si sposano chiedendomi: ma che cazzo fanno? Vorrei che tutto fosse lecito, vorrei che la mia testa smettesse di rifiutare quello che ha deciso di non capire, per presa di posizione. E poi vorrei iniziare a leggere i libri che mi consigliano, che è una cosa che non faccio mai. E vorrei che tutto fosse lì apposta per me e io lì apposta per tutto e vorrei guardare qualcuno senza la paura di smettere di guardarlo da un momento all'altro.


E poi vorrei che il tempo passasse veloce, per vedere. Ma questo non è un film di Muccino, per fortuna. 


Buon duemiladodici.

mercoledì 28 dicembre 2011

Oroscopo di Saffo.

Mi sembrava doveroso scriverne uno.

ARIETE
Care amiche dell'ariete. Con questo fatto che siete le prime dello zodiaco, è una vita che vi fanno credere di avere qualcosa di speciale. Pensate davvero di contare più di un acquario solo perché avete un attico invece di una cantina? Se Kurt Cobain avesse iniziato da un soppalco invece che da un garage sarebbe stato lo stesso? Non penso. Ecco, è così che dovete approcciarvi all'anno che verrà: state nel mezzo, non prendete posizioni, lasciatevi fare, lasciatevi farvi. Sarà un anno di colpi di fulmini e fratture, metaforici solo i primi, quindi attente ai campi da calcio. Il lavoro va bene, fisicamente siete incomparabili a qualunque altra bestia, il fascino non vi è mai mancato. Solo, siate un po' meno esigenti, soprattutto con voi stesse. Per il resto, a presto. 

TORO
Non ce n'è, voi siete così: statiche. Quando siete stanche, dormite. Quando siete riposate, cercate subito un aratro da attaccarvi al culo. Amiche del toro, quest'anno basta con le zavorre. Basta con l'aspettarvi qualcosa: l'amore della vita, il lavoro della vita, il cambiamento della vita, le emozioni per la vita e intanto la vita vi sfugge di mano e voi rimanete ferme fianco ai binari a guardare i Frecciarossa. Siete forti, siete belle, siete fedeli, siate anche un po' argute. E soprattutto smettetela di pensare che tutti siano come voi e che voi siate nel giusto. Se siete in cerca di una partner buttatevi su una capricorno: saprà donarvi passione, fedeltà, staticità. Due cuori e un faggio, come piace a voi. 

GEMELLI
L'anno nuovo inizia in sordina, ma da giugno non ce n'è più per nessuno. Il lavoro non sarà un granché e i soldi scarseggiano, anche perché passate la maggior parte del vostro tempo a sperperarli. Ma, ehi, avete l'amore! Fa brutto a dirsi, ma c'è un cancro nel vostro futuro. All'inizio non sarà facilissimo: dubbi, paranoie, ansie, insomma, il solito. Ma le sue chelette vi afferrerano, tutti e due. In ogni caso, pensate di meno, soprattutto a voi stessi. Riversatevi sul prossimo, chiunque sia. Andate a trovare vecchi all'ospizio, accompagnate gruppi di down al museo della scienza, ascoltate, ascoltate, ascoltate, ma non ascoltatevi. Non vi ha mai portato lontano. Avrete qualche scazzo in famiglia, quindi, già che ci siete, se ancora non avete fatto, andate di coming out come se non ci fosse un domani. La tragedia si consumerebbe comunque.

CANCRO
Sorelle del cancro! Che dire, fate un bel vedere. Eppure quest'anno ce li avete tutti contro: Urano, Saturno, Plutone, incazzati come bisce tentano di ostacolarvi in ogni modo, ma voi evitate ogni sfiga saltellando qua e là. Avete grinta, conoscete l'astuzia e Giove vi è fedele come mai fino ad oggi. Quest'anno poi viaggerete pure, e vedere cose nuove vi renderà meno chiuse, più felici, forse anche meno permalose. Partite, non pensateci. Godetevi agosto, perché pare che dall'autunno ci saranno cambiamenti improvvisi. Si parla di una nuova primavera, proprio quando inizierà a fare freddo. State con chi vi vuole bene e ricordatevi che c'è sempre un amico che vi aspetta, quando non sapete dove rifugiarvi. 

LEONE
Bè, siete un gran segno. Il 2011 è stato per molte di voi un anno di sfighe diagonali, cattiverie, malanni. Tutte cose che tra l'altro vi siete cercate. Basta fare le superdonne, compratevela quella canottiera che considerate tanto low profile. Copritevi la pancia, non lasciate che dai jeans vi si veda sempre il culo. Il lavoro quest'anno va alla grande, nel senso che c'è, almeno fino all'inizio del 2013. In amore non avete speranze: più che felini siete api e c'è sempre un fiore che vi piace più di un altro e girate e girate e impollinate e create problemi e vi create problemi. Datevi una calmata e soprattutto siate un po' meno superficiali. Restate basse: in fondo il leone non è altro che un grosso gatto. 

VERGINE
Quante battute, sul vostro segno. Avevo una compagna all'asilo che si chiamava Erica Rota. Ricordo che un giorno, come tanti compagnucci, la presi in giro, ma lei, a differenza di come fece con gli altri, mi picchiò senza vergogna. Ecco, quest'anno siete aggressive, quest'anno fate male. Dovete lasciarvi andare. Dovete smetterla di rimettere tutto in ordine dopo che sporcate. Dovete finirla di volere tutto sotto controllo. Siete un segno sfigato, basta, è andata così, non potete farci nulla. Godetevi l'esistenza, avete un futuro roseo davanti a voi. Innanzitutto il lavoro va alla grande. Molte di voi si laureeranno con il loro centodiecielode. Le donne, ce le avrete al guinzaglio come sempre. Insomma, vergini, va tutto bene. Però basta rompere il cazzo, e datela un po' di più.

BILANCIA
Ma quale equilibrio, non ci avete mai creduto un attimo nemmeno voi: è paura non equilibrio. Avete passato un anno in letargo, mica vorrete replicare. Quest'anno si cambia. Quest'anno si cambia tutto: taglio di capelli, macchina, ragazza, lavoro. Quest'anno si fa un bel viaggio, quest'anno si manda a fare in culo qualcuno. Sarà un 2012 di enormi trasformazioni, foss'anche passare dalla 44 alla 42. Nuovi colleghi, nuovi obiettivi, nuovi odori, tutto. Nuovo. Punto. Iniziate da ora, spegnete Real Time, vivetevi la vostra di esistenza. Non state a pensare che quelle delle altre siano vite migliori. La vita è dannazione a prescindere, prima o poi lo capirete. Se vi invitano a Torre del Lago, non andateci.

SCORPIONE
Lo sanno tutti quanto siete stronze. Sono cinquemila anni che tentano di dire qualcosa di buono sul vostro conto, ma per quanto si sforzino, è impossibile. Siete ambiziose, siete belle, avete successo: quindi, siete detestabili. State in terra ma non strisciate, siete veloci e avete la corazza, volete arrivare sempre più avanti. Il fatto però è che con una scarpata siete finite. Quindi piano con l'ego. Sarà un anno di inquietudine, soprattutto, pappapero! Un anno un po' tormentato, almeno fino ad ottobre, quindi mettetevi comode. Poche novità, poche soddisfazioni, ma la forza non vi manca. Sapete difendervi e questo è importante. Poi per il resto volevo solo sparare un po' sulla crocerossa.

SAGITTARIO
State con l'arco teso dall'anno scorso, ancora non avete lanciato nessuna freccia. Sono mesi che prendete la mira. Ogni tanto vi ci addormentate anche, in quella posizione. Che palle sagittario, e fallo sto lancio. Quest'anno poi vi va anche bene. Incontrerete un sacco di persone nuove, innanzitutto. Non disdegnate l'ariete che inizierà a starvi dietro dalla notte di capodanno, fatevi accarezzare, non vuole distrarvi dalla vostra disciplina sportiva. Vuole solo essere il vostro bersaglio. Il lavoro va bene, se avete intenzioni di buttarvi in un'attività vostra fatelo: tanto i tempi sono una merda, non sarebbe questo oroscopo a portarvi fuori strada. Badate più alla vostra forma fisica, perché nel 2011 il culo vi è lievitato. Galoppate sagittari, avete un sacco di vita e d'amore davanti a voi. Buon anno!


CAPRICORNO
Siete nate con le corna, cosa potete temere? Questo sarà per voi un anno imprevedibile. Sì, imprevedibilità, quella cosa che vi fa tanto incazzare. Avete i piedi puntati a terra, che dico, cementati. Ma quest'anno non funziona, quest'anno vi trascina via. Siate meno controllate, concedetevela una sbronza su Maracaibo, non dovete niente a nessuno. Sboccate addosso alla vostra nuova conquista, non abbiate paura che vi si abbandoni per così poco. Amate e siate amate. E leggete di più, informatevi, acculturatevi. Basta con le mostre a Palazzo Reale, cercate altro, cercate il bello, cercatelo fuori dalle vostre convinzioni. Sarete più aperte (sì.), più sensibili, più creative. Non scambiate un'occasione per un ostacolo. Andate in pace.


ACQUARIO
Chiunque abbia a che fare con un acquario sa bene quanto la loro frequentazione possa rivelarsi deleteria. Siete distratte, aeree, di quell'indipendenza che regala al prossimo solo frustrazione. Il mondo vi scivola addosso e voi ve la ridete e poi quando vi butta male, cambiate operatore telefonico. Siete un bel segno, perché sapete amare, sebbene a modo vostro. E sapete far male, sempre a modo vostro. L'ideale sarebbe che rimaneste tra di voi, ma non è possibile. Siete attraenti, siete misteriose, siete folletti, ma scopate come scrofe, è risaputo. Sarà un anno gratificante, soprattutto per le nate in gennaio. L'unico scazzo saranno i soldi, molte le spese, per cose troppo poco soddisfacenti. In due parole, lavatevi sempre bene i denti.


PESCI
Piccole, ultime amiche dello zodiaco! Ma chi siete, voi? Fuori dall'acqua, soffocate, dentro l'acqua soffocano gli altri. È una vita d'inferno. Ma quest'anno sarà diverso. Il 2011 vi ha viste insoddisfatte e un poco spente. Vi eravate lasciate andare, le pinne si sono scolorite, l'occhio un po' così: non vi pescava più nessuno. Lasciatevi alle spalle quel senso di incompiutezza degli ultimi mesi: paure inconfessate, sogni inespressi, e soprattutto quel confuso desiderio di metamorfosi che sembrava condannato a trovare veri sbocchi (brutalmente copiato da Astra). Questo è un nuovo anno e ci sono un sacco di mari e passaporti e infradito, anche se non avete i piedi. Siate felici, forse ve lo meritate.


lunedì 26 dicembre 2011

Incontri.

Avete presente quando ripensate a delle cose e poi non vi ricordate se sono successe per davvero o se le avete sempre solo immaginate? Io mi spavento, quando mi capita. Mi accade soprattutto quando ripenso ad alcune persone incontrate per poco e poi mai più. Verso i diciotto vent'anni m'era presa questa foga di conoscere lesbiche on line, era diventato una specie di lavoro (a suo modo, retribuito, perché offrivano sempre loro). Così non ci andavo nemmeno all'università, certi giorni. Andavo a incontrare femmine. Ne ho incontrate centinaia. 


Questa mattina, in dormiveglia, mi sono rivista fuori da una golf blu elettrico, bella aggressiva. E poi da quell'automobile è scesa una tizia bionda con il gel e mi ha messo un braccio attorno al collo e io ho capito che quello mi è successo davvero. Chissà come si chiamava, chissà chi era, cosa faceva. Io a parte la golf e quei capelli di merda, non so che dire. Bè, sì, ricordo anche un certo disgusto. Ma il dramma degli incontri al buio non è il ribrezzo, almeno. È la delusione. È l'assenza della sorpresa. È aspettarsi una racchia e ritrovarsi anche la sua amica. È la menzogna.


Penso sia ora di parlarne e vorrei farlo in una sola volta. Sceglierò cinque incontri, solo cinque, ma significativi, portatori di emozioni così grandi da meritarsi il grassetto. Sotto il mio balcone un cane sta ululando. L'atmosfera è quella giusta. Mettetevi comode, mettetevi comodi, mettetevi *.


La paura.
Si chiamava R., e ci siamo incontrate fuori da una biblioteca. Faceva la ricercatrice in storia. Aveva sui trentasei, trentasette anni. Mi aveva avvisata di essere un po' sopra le righe. Ci incontriamo una mattina di luglio che alle nove fanno già trentadue gradi. Io sudo pochissimo, ma il cuore mi sanguina continuamente. Mi siedo in terra, all'ombra, ho la pressione a due. Poi entro, ma non mi va di vedere la gente che studia, perché mi sento in colpa. Prendo un caffè della macchinetta, uguale a tutti i caffè di tutte le macchinette di tutte le biblioteche. Sa di ansia. Poi lei arriva. Ha dei pantaloni che le arrivano sotto il ginocchio, e una coda da cavallo, ma la coda è l'unica cosa che ha del cavallo. Gli occhi sono molto sporgenti e di un blu interessante. Il problema però è che nell'insieme assomiglia a lui. Sì, Angelo Izzo e anche le sue intenzioni sembrano essere le stesse. Si avvicina subito e mi tocca molto, soprattutto la spalla destra. Io temo un secondo Circeo che però questa volta sarebbe un più patinato Tibaldi, e allora mi sottraggo. Poi lei cerca una fontanella e beve. Sembra una bambina all'oratorio, non mi farà del male. Andiamo a pranzo. Mentre mangia una quantità di cibo che non credevo possibile, mi dice che zoppica perché ha rotto una rotula tirando un calcio a uno, una volta che si pogava. Eh, sono un po' una punkabbestia io. Poi mi guarda intensamente e mi dice, oh, ma te sei la figlia di Giorello? E io, che manco sapevo chi fosse, le dico, no. Mangio dell'insalata che vorrei fosse cicuta. Chiama un cane che passa di lì e inizia ad accarezzarlo. Poi mi prende la mano e mi parla della ricerca. Poi mi lascia la mano. Poi mi riprende la mano e mi chiede se andiamo a casa sua. Io le rispondo che devo andare in un posto a prendere una cosa importantissima. Che non posso tardare. Sta arrivando il temporale. Lei mi dice, vieni da me, sta arrivando il temporale. Io le dico che se non passo in quel posto poi è un casino, davvero. Lei insiste. Mi dice entra in macchina. Io non entro. Lei sale in macchina e se ne va. Prima però saluta. Io corro verso la metro e scompaio. Mi chiama tutto il pomeriggio, instancabilmente. E tutto il giorno dopo e quello dopo. Per instancabilmente intendo di fila. Continuamente. Tranne in alcune ore in cui dorme penso. Poi sparisce per sempre. 


L'amarezza.
Dice che ci incontriamo in centro quando esce dal lavoro. Mi aveva anche detto di avere il frigorifero sul balcone, ma io non dò molto peso a ciò che non rientra perfettamente nelle logiche domestiche. Be, E. era molto interessante. Preparatissima, davvero. Politica a rosari, questione mediorientale col metronomo, gusti letterari pazzeschi, voci bellissima. Trentacinque anni, mica male. Sono un poco maschia mi dice. Sì, gioia, chiaro che a certe condizioni non si può ambire a chissà che esteticamente. Sono molto positiva. Mi presento con una giacca molto bella e per l'occasione faccio una doccia (ai tempi non mi lavavo quasi mai). Mi manda un messaggio e mi dice, sono quella con il Manifesto. E io mi sento sempre meglio. Mi siedo e aspetto. Poi capisco che l'unica con il Manifesto (che ha capito benissimo che io sono io, quella con la faccia da pirla) ha non meno di quarantotto anni. A questo punto la questione maschia non maschia è irrilevante. Andiamo a bere una cosa. A me girano i coglioni perché mi aspettavo Naomi Klein e ho di fronte la Sgrena. In più è aggressiva. Dice subito, non ti piaccio perché sono vecchia eh? E mi torchia, come se fosse colpa mia. Dico che vado in bagno ed esco dalla finestra del bagno e da una porta del cortile che conoscevo bene come casa mia. Non mi cerca mai più.


Il multiculturalismo.
Incontro C. a marzo dello scorso anno. Un momento durissimo della mia esistenza. Tanto lavoro, nessuna soddisfazione, molto sonno arretrato, un sacco di preoccupazioni e sciopero dei mezzi. Mi dà l'indirizzo di casa sua. So solo che è sudamericana. La foto l'ho vista. In effetti è sudamericana. La verità è che l'ho anche già incontrata. E sì, è sudamericana. Insomma, non è Nè brutta né bella, è una signora sudamericana di quelle che dovrebbero avere qualche bambino ecco. Lavoro interessante, cervello interessante, studi interessanti. Arrivo a casa sua che sono le ventitrè. Sono uscita a bere una cosa con i miei colleghi e sono sbronza, perché mi basta veramente pochissimo. Arrivo e sono sbronza. Mi siedo sul divano e sono sbronza. È una casa strana, penso, ma sono sbronza. C'è un frigorifero in una camera da letto. Mi dice che ci sono le medicine della sua coinquilina. Poi ci sono tantissimi aghi ovunque. Sono della coinquilina. Le chiedo dov'è la coinquilina? Non c'è mi risponde, e io mi sento come la bestia saltata all'ultimo sull'arca di Noè. So di piacerle perchè in verità è il nostro secondo incontro, ma io non voglio niente da lei, solo non voglio stare da sola quella sera che inizia la primavera e io sono infinitamente infelice e sbronza. Così ci prova. E io mi scosto. E ci prova. E mi scosto. Allora capisco che c'è poco da fare, che scostarsi è inutile. Allora vado in bagno e mi guardo in faccia, allo specchio e dico devi farti coraggio, il mondo è molto peggio di questa scopata. E così accade. Mi sento finalmente una donna adulta la mattina, quando scappo senza salutare e aspetto il tram. Il più banale dei raggi di sole mi rimbalza sul naso e io rido da sola molto, quasi fino a sera. Poi sparisco nel nulla come al solito.


L'inconsistenza.
Quando incontro L., non la vedo. Lei mi fa ciao con la mano e allora la vedo. È piccolissima. Non è nana, però è minuscola. Non avevo mai incontrato una donna così sottile. Ha questi occhi enormi, azzurri e tutto il resto sono ossa e bassezza e ha una faccia che la tisi le sta lasciando giusto il tempo per stringermi la mano e farmi dire: bella, lasciami, devo tornare al giuoco delle carte. Comunque ti amo. Beviamo una cosa. Mi parla del calcio, dice che gioca a calcio. E io le chiedo in quale ruolo e lei mi dice in difesa. E io non capisco, mi ronza la testa e non mi sento bene per niente. È un pomeriggio che non sto bene e lei è troppo piccola per essere al mio tavolo o io troppo grossa per stare al suo e mi pare di stare in uno di quei film tipo mi si sono ristretti i ragazzi. Ha la pelle trasparente, sembra un fantasmino. Quando ci salutiamo dice che è stata bene e mi chiede se ci incontriamo ancora. Io le dico di sì, ma certo, perchè no? E poi sparisco per sempre.


L'attesa.
La aspetto un sacco di tempo. Fuori dal planetario, a Palestro. Poi arriva. Porta gli occhiali  e non è giovane. Il culo però le sta su e nel complesso è una bella donna. Ha un cane che vuole subito fare amicizia. Ci sediamo e parliamo tanto. Mi batte il sole addosso e anche a lei. Lei si spoglia, rimane in canottiera. Poi sparisce. Rimane via poco, torna. Io nel mentre leggo il libro per l'esame di filosofia del linguaggio. Non capisco nemmeno una parola. È un incontro pacifico e irrilevante. Poi stiamo insieme pochi mesi. Poi un giorno dal niente mi lascia e io soffro per quattro interminabili anni. Poi per un po' non ho più voluto sentire parlare di stelle e di cani. Poi mi è passata, si chiama S.


Spero di avervi moderatamente allietate, allietati, allietat*.

sabato 24 dicembre 2011

Rabbia, indifferenza, coming out. Non necessariamente in quest'ordine.

Non scrivo da tanto, è stato un dicembre movimentato. Ora è mattino presto, ed è la vigilia di natale: due condizioni che mi lasciano completamente indifferente. Prima, per scrivere, avevo bisogno di vedere cose, che ne so, le vecchie in metro, i barboni con le pustole, cose così, da bohemien appena uscito dal catechismo. E forse era davvero la curiosità, a muovermi, ed ero molto curiosa, per questo scrivevo tanto. Ora invece è la rabbia a farmi scrivere, e ci vado piano, perché il malox dopo un po' dà noia e il lexotan sa di bubblegum e ci sono momenti della giornata in cui proprio fatica a scendere. 


È una rabbia dettata dall'indifferenza, che dopo due montenegro torna indifferenza. E poi rabbia. Quando si scrive da arrabbiati è molto diverso, da quando si scrive da curiosi. Generalmente gli scritti dei curiosi sono pieni di colore e poi c'è sempre un lieto fine, e quando non è lieto si capisce che avrebbe voluto esserlo, ma sembrava di esagerare. Gli scritti da arrabbiati invece non lasciano scampo, che siano qui o su un muro. Tutti hanno il dovere di scrivere da arrabbiati, tutti dovrebbero demolire qualcosa. La rabbia è un bel sentimento, è come l'amore ma dà meno problemi. 


E ora scusate, ma penso sia arrivato il momento di affrontare la questione Tiziano Ferro. A dicembre si è visto ovunque, si è sentito ovunque, e io una notte l'ho pure sognato. Come qualcuna di voi saprà (sì, sì, anche voi radical chic del teatro del popolo), Tiziano Ferro ha festeggiato un anno da frocio decorato. Un anno bellissimo, pieno d'amore eccetera. Chiaramente tutto questo ha portato a un nuovo cd eccetera. Fan non ne ha persi, ragazzine lo seguono ancora, piace alle mamme, va a C'è posta per te, e altro. In un paese come il nostro, in cui la bruttezza è all'ordine del giorno, una situazione come questa appare irrilevante. Ovvero, Tiziano Ferro è un cantante del cazzo, che fa musica bassa e bazzica negli studi Mediaset e ora mangia la pasta che ti si fredda. Va tutto bene, è la solita vita. Qualche battutina su Spinoza, che tra un po' non farà più ridere nessuno, eccetera. Io invece trovo che questa storia di Tiziano Ferro sia portentosa, e per un attimo mi leva la pelliccia d'indifferenza e mi fa respirare. Ma che cazzo ha fatto Tiziano Ferro per non meritarsi il disprezzo di chi lo segue? Voglio dire, il fan medio ha passato la terza media solo perché ha promesso che il mese dopo avrebbe iniziato a fare il gommista. Tiziano Ferro avrebbe dovuto essere umiliato, lasciato solo, e avrebbero dovuto lasciare insulti molto peggiori sotto i suoi video o scatenare avvincenti discussioni a pomeriggio cinque. Invece sto fatto è andato giù a tutti. Se penso che mia madre dopo dieci anni ancora non se ne capacita. Io, che quando non so che fare inizio a salmodiare frammenti di Callimaco. Certo che a me la vita non ha dato proprio niente.


Ecco, dicevo, i fan l'hanno accettato, e il suo cd di merda stravende come al solito. Ho sentito parlare molto di lui anche tra la gente bene, quella che alterna Proust a Hornby intuendo solo qualche piccola differenza. Secondo queste persone che Tiziano Ferro sia gay o meno sono solo affari suoi, l'importante è che non ne scrivano su Repubblica. Già, lasciamo che Repubblica ci allieti solo quando la volpe della Tundra ha trombato con il lemming, allora. L'importante è che non monopolizzi l'informazione, che cazzo. Io invece penso che Tizianella abbia tutto il diritto di monopolizzare e farsi monopolizzare, perchè ha fatto una gran cosa, quel frocetto: è stato onesto. Che l'abbia fatto per vendere, o smettere di vendere, per esigenza, o per gossip, è irrilevante. Il frocio ha cantato davvero stavolta. 


E allora penso a tutti quelli e quelle che ancora non hanno cantato. Parliamo di Renato Zero? Due mesi fa su Leggo (scusate, ma il Manifesto non lo leggo in metropolitana, mi piace sfogliarlo nella mia garsoniere) Renato Zero affermava: non sono gay, ho sempre amato le donne. Sì, sui poster. E vai a vedere quanti gay ci sono ai suoi concerti. Ma la Nannini è peggio. Ogni tanto palesa bisessualità, la Nannini mi fa proprio schifo. Sono stata solo ad un suo concerto, erano tutte lesbiche. Ma non per dire. Erano davvero tutte lesbiche. L'anno scorso ci sforna una creatura senza padre. Ma con quali soldi ti sei pagata il primo camion? E tutti gli altri? Come si fa a smentire la propria omosessualità quando ci si campa? Fa schifo. Non andateci più ai concerti della Nannini, buttatelo via l'anello al pollice. E la Tamaro? Una delle autrici più mediocri della storia della letteratura mondiale che qualche anno fa spara qualcosa tipo, ho un'amicizia d'amore con una donna. Un'amicizia d'amore?? Ma cos'è? Te la scopi? Gliela lecchi? Vi tenete per mano? Cristo, io ho bisogno di sapere di chi mi posso fidare. Poi non ti leggo uguale, ma dimmelo, magari ti regalo. 


Ma che problemi hanno i gay a dire di essere gay? È la domanda più vecchia di sempre. Io stessa non lo sbandiero ovunque e questo blog è anonimo. Ma almeno non ci guadagno un cazzo. Ma io che problemi ho a dire di essere lesbica qualche volta? È molto importante, penso che ci si debba lavorare. Bè, io mi rispondo, sono affari miei. Invece no, non sono affari miei. Sono anche affari di tutti quelli come me, di quelli che non si nascondono, per esempio. Penso che nelle nostre esistenze, di nostro, ci siano solo un paio di cose e non c'entrino con l'orientamento sessuale. Ho rubato Mike Bongiorno? Ok, è un segreto. Sevizio i gatti? Eh, lo tengo segreto. Mi tira se spio i bambini giocare all'oratorio? E me lo tengo segreto cazzo. Ma se faccio pompini o arrivo addirittura ad amare qualcuno non me lo tengo segreto. Non è più tempo di segretezza, l'anno prossimo è l'ultimo.


E poi, meravigliosa creatura. Creatura? Ma che cazzo significa? Gianna, vai in culo va.

mercoledì 14 dicembre 2011

sabato 3 dicembre 2011

It's time.


Da giorni gira un po' ovunque, sul web: nei siti gay, in quelli di advertising, su Facebook. L'hanno condiviso anche persone che conosco dalle quali non solo non ho mai sentito dire una parola sui matrimoni gay, ma proprio nemmeno sui gay.
In Australia è passato in televisione, da noi non l'avrebbero mai mandato: questa è stata l'osservazione più arguta a riguardo.
Me ne fotto se non passerà mai nelle nostre televisioni. Anzi, dico che è un bene. Di brutto ne abbiamo a sufficienza. Mi sento spenta e con poche parole che sono parole generiche, ma vorrei provare a spiegare quello che ho sentito dopo aver visto il capolavoro qua sopra.


Ho sentito che questi colori non esistono, nemmeno in Australia. Pare di stare in quelle commedie tipo Me you and everyone we know o American Life. Quelle con la locandina illustrata. Quelle furbe. Ho sentito che non dice niente di noi. Almeno, di me. E non perché si vedano due gay invece che due lesbiche. Conoscersi su un traghetto, il compleanno a cappellini a pois, la spiaggia idilliaca, allungare la mano per raggiungere il suo braccio, i sorrisi a denti bianchissimi, gli amici sempre pronti a starti vicino. La mamma che crepa e piangere in bagno. La mano sulla spalla mentre la mamma crepa.


Non funziona così. La vita di un omosessuale è mediamente costellata di solitudine. Ci si scopre omosessuali quando si riesce a codificare la propria estraneità rispetto al resto del mondo. Non ci sono state pacche sulla spalla per me, ne trombette per i miei venticinque anni. Non ci sono state donne che mi hanno passato un bigliettino da mettere nel mio libro del momento, in mezzo al mare.


Ci sono stati incontri con sconosciute e scopate senza criterio. C'è stata la paura di non sapersi definire, di non essere amati, di non saper amare. La sensazione di non meritarsi niente, nemmeno il più triste dei barbecue. Ci sono state le notti insonni e lo stordimento e braccia sempre diverse e nessuna accogliente, nemmeno tra simili. Per me c'è stato soprattutto abbandono. Non me ne frega un cazzo di inginocchiarmi davanti a una e metterle un anello al dito. Un anello al dito è per chi può permetterselo. È per chi si è identificata nelle principesse disney, non nel granchietto Sebastian. 


Non è questo che vogliamo. Vogliamo che ci vengano riconosciuti dei diritti che ci spettano in quanto cittadini di un paese in cui le persone eterosessuali hanno leggi diverse dalle nostre. Perché noi non ne abbiamo. Vogliamo poter tentare di costruire qualcosa come chiunque, anche se per noi è sempre stato più difficile. Mettere un anello al dito non dice niente, non parla di nulla, non mostra il minimo problema. Questo è uno spot gay per eterosessuali, ed è giusto che sia così. Visto che il target che vuole colpire è quello che in teoria non capisce bene perchè noi che ci succhiamo cazzi a vicenda o usiamo delle semplici dita desideriamo essere riconosciuti legalmente come coppie. Ma mostrare qualcosa che non è, ci rende dei teddy bear del cazzo, dei bonsai, delle cose così.


Invece siamo sangue e unghie e sperma e cessi pubblici e scheccate e tatuaggi sui bicipiti e serate radical chic e serate poco chic e serate e basta e vibratori e lavande anali e vaselina e squadre di calcio e concerti di carmen consoli e festival internazionali e arte lesbica e scarpe basse e scarpe alte e libri a tema e film a tema e cazzate a tema e locali tristi e locali allegri e nessun locale e compagnie e solitudine e non sapere cosa significhi davvero essere riconosciuti e gay pride sempre uguali. 


Noi siamo un sacco di cose belle e un sacco di cose brutte. Ma non siamo questa merda. Australiano, la fede devi ficcartela nel culo.