domenica 6 novembre 2011

Disgrazie eccetera.

Stamattina, mentre mi ammazzavo di vasche, pensavo a un paio di cose, ossessivamente. Il nuoto è un'attività che asseconda molto i pensieri controproducenti. Innanzitutto pensavo che mettersi a nuotare in quel modo, avanti e indietro, è qualcosa del tutto innaturale. Voglio dire, si è mai visto un pesce andare a correre? Il secondo pensiero era rivolto a quello che è successo a Genova e alle catastrofi tutte e di come vengano mediamente affrontate dalle persone che incrocio.

Quando ci si imbatte in questi discorsi si cade inevitabilmente in qualche forma di qualunquismo, che però è anche il primo punto del manifesto di questo blog, quindi non potrei in ogni caso sottrarmene.

E' che non si parla più di quello che succede. Sarà che si lavora tanto e senza orari, e che non si guadagna un cazzo, e che la sera spesso si è molto stanchi, e che la frustrazione è l'unica compagna che ci comprende davvero. Dopotutto, se le cose andassero bene, i social network non avrebbero tutto il successo che continuano ad avere.

E però si parla poco. Penso allo sharing, alla condivisione. Penso alla Genova di questi giorni. E penso alle disgrazie in generale. E poi penso che questo famoso sharing si nutre soprattutto di disgrazie. E allora via, si linka. Linkiamo De Andrè, che fa sempre la sua figura e per una volta cade davvero a pennello. E poi linkiamo il video della ragazza alla finestra che riprende i cassonetti che fanno le vasche per le strade e dice cazzocazzocazzo. Linkiamo la storia della mamma rimasta uccisa con le due bimbe. Linkiamo l'abusivismo, gli articoli de Il Post, Ilfattoquotidiano. Le brillanti comparazioni tra Genova e L'Aquila. Linkiamo le catene e i numeri verdi e tutto quello che potrebbe aiutare quelle persone che stanno surfando sui divani. 

E' che tutto questo non aiuta nessuno, e che non riesco a non vedere una forma di protagonismo della disgrazia. Chiaro, non in tutti e non sempre e soprattutto mai consapevole. Ma ci sono persone che si prodigano in mille attività (tutte rigorosamente da scrivania) ogni volta che succede qualcosa. E sono le stesse che guardano tutti i fotolink di Repubblica: il fiume, i morti, le macchine, i cassonetti. C'è una galleria per ogni oggetto, i giornali distribuiscono kit per il bravo amico dell'alluvionato.

Poi vai al bar e la gente al tavolo mica intona Creuza de ma o La città vecchia, in onore della Genova allagata. Mica parla dell'alluvione, la gente, quando si incontra. O se ne parla, lo fa con discrezione e con una specie di distacco rispettoso, e le frasi finiscono quasi sempre con uno sbuffo e le braccia che si aprono come a dire: che cazzo, è successo. In internet invece vale sempre tutto. Ed è un tutto che non coincide con quello che capita per la strada. E allora continuiamo a guardare le foto di Corriere.it sperando silenziosamente di incontrare almeno un cadavere galleggiante e poi spegnamo e andiamo a dormire. 

Fortuna che di disgrazie è pieno il mondo.

1 commento:

  1. il sottile inconfessabile piacere di averla scampata - 2 euro con Vodafone e passa la vergogna

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