martedì 22 novembre 2011

Al lavoro!

Sono stata fagocitata dal lavoro. Letteralmente. Il lavoro mi ha divorato mentre mangiavo piadine seriali al pc. Una metamangiata del cazzo, da cui non sono ancora uscita. In questo momento è mezzanotte e sto di nuovo al pc, ma non sto mangiando e sono a casa mia. Il che mi fa ben sperare. 


Avevo molte cose da dire i giorni scorsi. Ma poi le ho scordate tutte. Il lavoro è così. Io sto male da quando sono nata, ma il lavoro ha peggiorato tutto. In un certo senso però ha portato anche qualcosa di buono: posso dire di essere stata meglio di ora, e sono consolazioni. Sapete che i fiori di Bach io li bevo a canna? E se potessi li stapperei con l'accendino. Una cosa che non ho mai imparato, ma che, a quanto pare, per una lesbica è imprescindibile.


Dicevo. Il lavoro è una merda. Non sono la prima a dirlo, nemmeno a dirlo male. Il lavoro non è una merda perché, che ne so, è precario? Sottopagato? Che ne so, noioso? No. Io penso che il lavoro sia una merda semplicemente perché è brutto. Se ti va male vuoi ucciderti, bene che ti vada ne diventi schiavo. Non so se mi fa più pena uno straziato dal lavoro o uno che ne sia ossessionato. A me fanno pena quelli che ci credono. 


Io ammiro molto chi non lavora. Cioè chi può permetterselo. Non è che li invidio, li ammiro ecco. L'invidia, quella è di default. Penso che non ci sia nulla di male nel non farsi sottrarre metà delle proprie giornate, nel non farsi umiliare, nel non compiacersi nel vedersi accreditato lo stipendio alla fine del mese. Perché un po' viene da essere felici, quando si vedono i soldi sul conto. Ma poi felici di che: l'alternativa sarebbe lavorare gratis e allora lì sì che saresti stronzo vero.


Il lavoro succhia l'anima anche a tutto quello che rimane fuori dall'ufficio. Lontano dalla propria scrivania, del proprio portapenne, dal cassetto pieno di cose per niente nostre, c'è bulimia. Si legge bulimici, si nuota bulimici, si gioca bulimici, si scopa bulimici, si guarda un film bulimici, teatro bulimico, concerti bulimici e ci sei stata alla Biennale? No, non ci sono stata. Sarebbe stata bulimica anche quella. Week end bulimici, brutti anche se li chiami fine settimana.


I ponti. Lì la bulimia si fa arte, expedia impazza e i treni sono pieni e mi piacerebbe tanto tornare in Umbria uno va sempre fuori dall'Italia e poi si dimentica di quante bellezze e tutto quanto. Quando hai un po' di tempo libero ti viene da raccontare quello che ti hanno sempre insegnato a non dire, al liceo classico, quando impari alcune parole come avulso, apotropaico, errabondo, idiosincratico, atarassia.


Diventiamo come bambini, davanti al tempo libero. Ci slegano (sleghiamo, nel caso dei liberi professionisti) il guinzaglio e ci dicono: via nell'area cani! Avete quarantotto ore per annusare culi, potete farvene al massimo due, grazie e a lunedì. La domenica sera non aspettiamo nemmeno che ci fischino, tanto il collare si allaccia facile, mica sono quelle catenacce da Melampo. A proposito, di Melampo era rimasta solo la catena. Ecco uno che ce l'ha fatta.


Tanto di burattini pronti ad abbaiare per un po' di pane e Radiohead live è pieno Infojobs.







2 commenti:

  1. Nemmeno a me fa impazzire stare dietro alle psicosi di tutti i miei tanti capi,però a volte penso che siano meglio le loro psicosi che quelle della mia famiglia.

    E' il prezzo per l'indipendenza, epr poter dormire con chi voglio, mangiare ciò che voglio e soprattutto non ascoltare più mio padre che esalta Giuliano Ferrara.

    Più che altro mi pesa la metro, il ritrovartici la sera distrutto, tutti ammassati dentro quella scatola che vomita persone ad ogni fermata, facendo magari finta di dormire per non dover cedere il posto all'anziano di turno, sentendoti un po' una schifezza ma forte del tuo ubi maior.
    Ecco questo si lo cambierei.
    Complimenti per il post!

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  2. Grazie Glicerio! In effetti anche io farei di tutto per stare lontano da un padre che esalta Giuliano Ferrara!

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