sabato 10 marzo 2012

Tre quarti d'ora alla volta.

Giovedì parlavo con la mia psicologa di un po' di argomenti che mi costano circa un euro e cinquanta al minuto. Quanto una tariffa tim sbagliata, per dire. Un quarto del mio stipendio finisce lì, in quella stanza iperborghese e retrò, col divanetto su cui non mi voglio sdraiare, la sua poltroncina e la mia. Ci guardiamo in faccia e ci separa un tavolino di legno sul quale, da più di un anno vedo, a partire da sinistra: un pacchettino di fazzoletti di carta (spesso cambia la marca), una biro blu col tappino, i suoi occhiali da presbite.


I fazzolettini ogni tanto li prendo se piango. Non capita spesso, ma se inizio ne finisco un pacchetto. Perché io sono così, se piango allora voglio farlo con tutti i crismi, fino a che la testa non mi esplode. Le prime volte che uscivo di lì avevo una gran voglia di bere cioccolata. Anche a luglio. Doveva essere una specie di compensazione bo, lo zuccherino dopo la vaccinazione, cose così. Però non la prendevo, non mi pareva qualcosa che potesse farmi bene. Ora, quando esco da lì, ho una gran fame solo perché sono le nove di sera, sono in giro dalle otto del mattino e tutto quello che desidero è trangugiare qualcosa a caso (magari un filettino cottura media) e lasciarmi cadere sul divano, al buio, senza fare niente. Oppure uscire con qualcuno, oppure leggere, ma solo ad alta voce. Scopare, mai.


Giovedì, dopo lo scatto alla risposta, si parlava di relazioni sociali, e reazioni alle relazioni sociali, e percezione delle relazioni sociali. Sembra complesso ma è una cazzata. Dopo aver passato in rassegna : a) il terribile rapporto con la mia famiglia b) l'incapacità di costruire la minima relazione sentimentale con chicchesia c) il blocco dello scrittore, sono arrivata a d) le amicizie e il vuoto che lasciano una volta finite, in modo manifesto oppure no.


Chiaramente i punti a, b e c continuano ad essere una costante delle telefonate face to face, ma il d, mi ha dato le sue soddisfazioni. La mia psicologa è una vecchia signora, penso non poco cattolica. Non saprei come definirla, se non rinsecchita. Fisicamente è piccola, ma si vede che il suo karma è un wrestler. Non nutro adorazione per lei, e nemmeno fastidio, o dipendenza. Pare che debba scattare, ma non scatta. Qualche volta, la pacco. Il mese scorso, a lei, ho preferito un paio di jeans al cinquanta per cento, per dire. Poi torno, con i miei pantaloni nuovi e un bisogno disperato di tirarmi fuori da tutto quello che non mi convince.


Un pomeriggio ho parlato con una che con l'analisi c'era rimasta sotto. Parlava del suo psicterapeuta come certi vegani parlano dei legumi. C'era un'adorazione sfrenata e tutta la sua terminologia verteva attorno al mondo degli amici di Freud. Mi ha fatto bene conoscere questa persona. Per l'ennesima volta ho capito cosa non voglio diventare.


Perché io levo, più che costruisco. Mi plasmo togliendo tutto ciò che non vorrei essere. Come fossi un blocco di marmo buttato lì da chissà dove, anno dopo anno, con uno scalpellino della grandezza di un uovo kinder, ho cominciato a scavare. E modellare. E lisciare. E perfezionare. Capite che non è che possa sbagliare troppo. Un colpo sbagliato e potrei diventare l'utente media di Forum. Una psicopatica del cazzo. Un'appasionata di pesca al salto. 


E così, più o meno verso i venticinque euro, si parlava di amici. Di quelli che c'erano e quelli che non ci sono più. Perché si sono allontanati, o tu da loro. Della tristezza e dell'inevitabilità del tutto. Una di quelle cose che non ti spieghi, ma accadono tutti i giorni a chiunque. Per anni insieme e poi puff, qualcosa inizia a diventare ricordo, e la quotidianità un album di foto e la complicità una parola che ritroverai solo in un romanzo della Mazzantini. Una bomba, una di quelle cose che ti sembra che la terra ti manchi da sotto le scarpe.


Andrebbe accettato così. Senza risentimenti, senza nostalgie. In fondo, una persona che si allontana, può essere anche un miracolo, una gran botta di culo, mica solo tristezza. Per ogni persona che si allontana, forse, qualcuno si avvicina. E poi forse si allontanerà a sua volta, no? Chi può dirlo. Forse.


E così si va avanti per un bel po' di anni, finché non ci si dimentica di tutto e si spegne la luce.


Il che è comunque sempre molto confortante.

11 commenti:

  1. Io per la mia psicologa ho avuto un'adorazione, è vero. Ma nn ne ho mai parlato troppo. Grazie per questo tuo post, mi fa tornare in mente tante cose. E gli amici che se ne vanno...argomento che brucia. Ah, e anche io dopo quei trequartid'ora lì avevo sempre un gran bisogno di cioccolato. Io chiamavo sempre qualcuno di cui avevo parlato per tutta la seduta. Vabbè. Ciao tu.

    RispondiElimina
  2. Non c'è di che. Grazie a te che sei una fedelissima lettrice :)

    RispondiElimina
  3. Io invece ultimamente ho inziato a pensare che il mio psicoterapeuta abbia capito ben poco ed ogni tanto mi chiedo se fosse professionale il suo dirmi, in passato, 'guarda io davvero non so più cosa fare'.
    Riguardo gli amici che se ne vanno, e gli abbandoni in generale, sono il mio tallone di Achille da sempre, tutto il mio masochismo ed il mio essere patetica deriva da quello: cercare di fare di tutto pur di non farmi abbandonare.
    Pure sentirmi dire 'ma chi ti ha chiesto niente?'....cosa che capita la maggior parte delle volte che chiedi qualcosa a qualcuno appellandoti a ciò che hai fatto tu.
    Ma è giusto così.
    Oro sto provando ad abituarmi all'idea che, in quest'epoca di incertezze, il precariato stia dilagando anche negli affetti...un sacco di amicizie/fidanzamenti a progetto e senza contributi.
    Bel post comuque :-)

    RispondiElimina
  4. A volte penso che forse 1 euro e 50 cent al minuto dovrei darlo io a te. Una cosa è certa: mi fai proprio divertire. Grazie.

    RispondiElimina
  5. Ti scrivo poco ma ti leggo spesso...e mi fai sorridere...

    RispondiElimina
  6. @PPP se vuoi ti dò il mio IBAN :)

    @Remedios :)

    RispondiElimina
  7. potrei farti uneuroeventialminuto, iva zanicchi compresa. Senza venerazione - mi aspetto un'intelligenza marziana - e potrei anche variare il setting, con i kleenex della disney e un bicchier d'acqua. Senza occhiali, che uso le lenti a contatto. Che ne dici?
    FG

    RispondiElimina
  8. Un euro e venti al minuto è un buon risparmio!

    RispondiElimina
  9. Ecco, finalmente riesco a scriverti. Mi piaci!:-)

    RispondiElimina
  10. Sì, arriva il momento di spegnere la luce e forse è meglio così. Hai capito tutto della vita.

    RispondiElimina