sabato 7 gennaio 2012

Il paese dei finocchi.

Quando si nasce in un paese piccolo anche se non minuscolo, come quello in cui sono nata io, e ci si scopre omosessuali, una sola domanda trova spazio nella propria testa contronatura: e adesso? Ovviamente non esiste una risposta. La domanda stessa scatena una serie di infiniti microquesiti come: qualcuno l'avrà capito? Dove troverò chi mi dà retta? Quella tizia che parcheggia il camion ogni sera in via Trento è come me? E via dicendo. E lì, giorno dopo giorno, ci si fa strada in una palude che sembra non finire mai. Ogni passo è un parto, le zanzare sono dappertutto, il fastidio della propria condizione è insopportabile. In due parole, ci si sente soli come mai era successo prima. 


Io però non ero infelice, ero curiosa, e ogni cosa mi sembrava nuova, come se fossi appena nata. Sicuramente mi ha aiutato il fatto che sono passata dai playmobil a sganciare reggiseni e che quindi non ho maturato alcuna consapevolezza di alcuna condizione e tutto è sempre stato un gioco che mi faceva stare male come qualunque cosa, come anche i playmobil per dire, perché certe persone nascono così e poi vanno avanti tutta la vita e ogni cosa è sofferenza eccetera e non è un crogiolarsi nel dolore, è così e punto, come avere la erre moscia o essere uno e novanta o che so io.


Ai tempi avevo una bella bicicletta, ereditata chiaramente, come il dizionario di greco e certe felpacce che mia madre si ostinava a vendermi come vintage in tempi non sospetti. Sicuramente una donna avanti, per certi aspetti, preistorica per altri, ma tant'è. La mia bicicletta mi portava ovunque, ma soprattutto in stazione, perché i treni per Milano sembravano essere l'unica soluzione a questa piaga dell'omosessualità che ormai mi aveva attanagliata e indietro non si poteva tornare più e l'unica cosa che mi piaceva dei maschi erano alcune loro scarpe e il fatto che pisciassero dietro alle piante come cani randagi: condizioni che non permettono il proseguimento della specie. 


Era come vivere due vite. Una nel mio paese con le persone di sempre, l'altra altrove, con persone sconosciute e lontane anche sotto lo stesso lenzuolo. Quando si vive una vita doppia senza far male a nessuno si diventa come dei supereroi e io ero il più sfigato dei supereroi, quello in bici. Ed erano due vite così separate, non comunicavano per forza di cose, erano lontanissime l'una dall'altra e io me ne stavo in mezzo, un po' qui un po' lì, senza un perché, mai. Non dicevo quasi a nessuno di me, perché non mi andava di rompere certi equilibri che col tempo erano diventati di cemento ed era bello così, era giusto. E quando facevo coming out mi sentivo ancora più sfigata, perché mai uno che mi rispondesse: pur'io son frocio e mi abbracciasse fino al giorno dopo. Macché. 


Poi, crescendo, questa solitudine me la sono fatta amica. Ce l'avevo sulle spalle che ormai mi piaceva, l'accarezzavo, stava lì come una scimmia cappuccina e io la nutrivo, le volevo bene, pensavo fosse diventata la prima vera certezza della mia esistenza. Poi, a un certo punto, quelli come me hanno iniziato a sbucare come i funghi nel bosco. Certo, io ero cieca, sicuramente erano persone visibilissime a chiunque, ma non mi accorgo mai delle cose troppo velocemente. E arrivano: il mio amico preferito del liceo, una che abita dietro casa mia, il cugino di un'amica, una decina di femmine che vedevo tutti i giorni nello stesso posto, una ragazza che studiava in biblioteca e che poi è diventata amica amica, persone insospettabili che a loro volta si trascinavano una serie infinita di froci e allora all'improvviso dalla solitudine sono passata all'oberazione, tanto che se lo racconto in giro qualcuno non ci crede e mi chiede: ma dove cazzo vivi? Eh, sarà stato il cromo esavalente, sarà stata l'industrializzazione massiccia, saranno stati i trattori, non so. Ma da quel giorno senza una data tutto ha acquisito una sua dimensione di normalità, un equilibrio caduto dal cielo, come certi miracoli che ci si chiede, ma succedono davvero? Evidentemente. 


E allora, quando in qualche forum leggo di ragazze che si trovano nella condizione in cui mi trovavo io a sedici anni, mi viene da pensare che, prima o poi, succede a tutti sta cosa. Magari non fuori casa, magari in un altro continente. Ma ci si ritrova, come non essersi mai persi, e si capisce che non c'è niente di sbagliato da nessuna parte, che poi io non ho mai pensato fosse qualcosa di sbagliato, ma di diverso sì. E penso che non serva decidere niente, che le cose accadono quando devono succedere. Poi, se non accadono e si hanno le rughe, ecco allora ci si mette a cercare seri. 


Ma solo quando si hanno le rughe.

8 commenti:

  1. tutti froci con il cromo esavalente nel pozzo!

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  2. Risposte
    1. Effettivamente siete circondate.
      No, avete circondato. Tutti.
      Qui continuo a restare una bestia rara.

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  3. A me invece sta capitando il contrario: ovvero di sentirmi sola in mezzo a tutta questa froceria, a tutta questa normalità acquisita grazie al fatto che oramai è una moda, a tutto questo dire 'ma in fondo ognuno è bisex'...mi sento sola nei carnai delle discoteche e dell'ambiente' dove, se non chiedi il numero di telefono ad una dopo 2 minuti che la stai guardando in disco, puoi star certa che a fine serata se ne va con un'altra perhcè il tempismo è tutto.
    E poi, la cosa che più mi fa soffrire ultimamente, è la consapevolezza che mi sono sempre piaciute, mi piacciono e mi piaceranno sempre le donne però...mi stanno sui coglioni!

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  4. no, ma io non parlavo di froceria. Comunque capisco il tuo punto di vista. Tipo, nelle discoteche nemmeno ci entro, mi dà fastidio la luce però, non i numeri di telefono. Per quanto riguarda donne e stare sui coglioni, bo. Il problema è il genere umano. Credo.

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  5. sì! e non finisce mica.. c'è pieno di cose che ci fanno sentire di nuovo soli (almeno a me), speciali magari..ma uno speciale da solo diventa matto. e puf ancora vedi spuntare dei simili..a volte più grandi che ti tendono la mano. è un'esperienza preziosa quella che ci è capitata..mi sono spesso fatta dei viaggi sul potenziale rivoluzionario di questa crepa trasversale (tipo gli x men) poi ho cominciato a vedere crepe e potenziale rivoluzionario un po dovunque non ho capito piu niente stavo per diventare ecumenica e ho dimenticato quello che avevo imparato, compreso il significato di rivoluzionario. questo tuo blog è un bel posto. ps ah non sei vecchia :) mi fa piacere

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  6. Mi hanno segnalato oggi il tuo blog,ho letto nei tuoi post molte fasi del mio passato, mi piace come scrivi...ti leggerò ancora,se ci sarà l'occasione...un saluto

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  7. :) be, spero ci sarà quest'occasione! A presto

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