sabato 3 dicembre 2011

It's time.


Da giorni gira un po' ovunque, sul web: nei siti gay, in quelli di advertising, su Facebook. L'hanno condiviso anche persone che conosco dalle quali non solo non ho mai sentito dire una parola sui matrimoni gay, ma proprio nemmeno sui gay.
In Australia è passato in televisione, da noi non l'avrebbero mai mandato: questa è stata l'osservazione più arguta a riguardo.
Me ne fotto se non passerà mai nelle nostre televisioni. Anzi, dico che è un bene. Di brutto ne abbiamo a sufficienza. Mi sento spenta e con poche parole che sono parole generiche, ma vorrei provare a spiegare quello che ho sentito dopo aver visto il capolavoro qua sopra.


Ho sentito che questi colori non esistono, nemmeno in Australia. Pare di stare in quelle commedie tipo Me you and everyone we know o American Life. Quelle con la locandina illustrata. Quelle furbe. Ho sentito che non dice niente di noi. Almeno, di me. E non perché si vedano due gay invece che due lesbiche. Conoscersi su un traghetto, il compleanno a cappellini a pois, la spiaggia idilliaca, allungare la mano per raggiungere il suo braccio, i sorrisi a denti bianchissimi, gli amici sempre pronti a starti vicino. La mamma che crepa e piangere in bagno. La mano sulla spalla mentre la mamma crepa.


Non funziona così. La vita di un omosessuale è mediamente costellata di solitudine. Ci si scopre omosessuali quando si riesce a codificare la propria estraneità rispetto al resto del mondo. Non ci sono state pacche sulla spalla per me, ne trombette per i miei venticinque anni. Non ci sono state donne che mi hanno passato un bigliettino da mettere nel mio libro del momento, in mezzo al mare.


Ci sono stati incontri con sconosciute e scopate senza criterio. C'è stata la paura di non sapersi definire, di non essere amati, di non saper amare. La sensazione di non meritarsi niente, nemmeno il più triste dei barbecue. Ci sono state le notti insonni e lo stordimento e braccia sempre diverse e nessuna accogliente, nemmeno tra simili. Per me c'è stato soprattutto abbandono. Non me ne frega un cazzo di inginocchiarmi davanti a una e metterle un anello al dito. Un anello al dito è per chi può permetterselo. È per chi si è identificata nelle principesse disney, non nel granchietto Sebastian. 


Non è questo che vogliamo. Vogliamo che ci vengano riconosciuti dei diritti che ci spettano in quanto cittadini di un paese in cui le persone eterosessuali hanno leggi diverse dalle nostre. Perché noi non ne abbiamo. Vogliamo poter tentare di costruire qualcosa come chiunque, anche se per noi è sempre stato più difficile. Mettere un anello al dito non dice niente, non parla di nulla, non mostra il minimo problema. Questo è uno spot gay per eterosessuali, ed è giusto che sia così. Visto che il target che vuole colpire è quello che in teoria non capisce bene perchè noi che ci succhiamo cazzi a vicenda o usiamo delle semplici dita desideriamo essere riconosciuti legalmente come coppie. Ma mostrare qualcosa che non è, ci rende dei teddy bear del cazzo, dei bonsai, delle cose così.


Invece siamo sangue e unghie e sperma e cessi pubblici e scheccate e tatuaggi sui bicipiti e serate radical chic e serate poco chic e serate e basta e vibratori e lavande anali e vaselina e squadre di calcio e concerti di carmen consoli e festival internazionali e arte lesbica e scarpe basse e scarpe alte e libri a tema e film a tema e cazzate a tema e locali tristi e locali allegri e nessun locale e compagnie e solitudine e non sapere cosa significhi davvero essere riconosciuti e gay pride sempre uguali. 


Noi siamo un sacco di cose belle e un sacco di cose brutte. Ma non siamo questa merda. Australiano, la fede devi ficcartela nel culo.

11 commenti:

  1. massimo rispetto per te... è il primo commento degno che leggo di questo trailer veramente pissero

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  2. ciao! sul forum mi sono trattenuta graziosamente e ho espresso lieve dissenso, ma qui posso dirlo chiaro: sottoscrivo ogni parola! :)
    non capisco se gli spot anti omofobia li facciano solo gli etero o se ci mettano le mani omosessuali rimbambiti ambosessi...

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  3. Penso che siano semplicemente dei pubblicitari!

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  4. E' proprio così. La pubblicità progresso è solo un contentino, le cose essenziali chissà quando verranno.

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  5. amen to that sista! (detto mentre agita la mano come una vera bad girl del ghetto)
    condivido pienamente

    Erin.

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  6. Io non sono molto d'accordo invece.
    Sicuramente non per tutti il percorso di accettazione è semplice e spesso dobbiamo combattere prima con noi stessi e poi col resto del mondo.
    Però è anche vero che:

    "La sensazione di non meritarsi niente, nemmeno il più triste dei barbecue. Ci sono state le notti insonni e lo stordimento e braccia sempre diverse e nessuna accogliente, nemmeno tra simili"

    ...tutto questo è uno stato che dipende dalla persona e può senz'altro essere acuito da una condizione non semplice ma non è che tutti i gay fanno sta vitaccia.
    A me lo spot non è dispiaciuto e penso che, così come siamo sperma e carmen consoli e dildo etcc..etc...possiamo essere anche anelli, grigliate sulla spiaggia e mani sulle spalle.

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  7. diciamo che è un modello a cui non aspiro allora.

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  8. mmm.. non so io forse sono di una generazione dopo e mentre ero piccola o ero adolescente mi innamoravo e mi preoccupavo che il mio desiderio fosse corrisposto, non che non mi accorgessi di essere lesbica ma questo rendeva le cose più difficili ma era parte del suo bello. quel che voglio dire è che lo sapevo che non stavo cercando la donna da sposare o che non era tra i miei piani fare una famiglia. è proprio come una sfida o una beffa a questa consapevolezza che a volte vorrei fare il contrario, così per essermi imprevedibile, rivedere tutto eccetera. io non lo so quanti modi diversi di essere gay ci sono, addirittura a volte mi sfugge cosa voglia dire. sia che si parli di sesso o di affetti credo che i grandi piani e progetti sulla vita siano un pò fuorimoda, ma forse vivo nel mio mondo. sono ancora giovane è vero, ma mi sento persa tra un mucchio di immaginari differenti e distante da quell'inserimento sociale cui dovrei auspicare. diritti..è già un pò eterossessuale come suona, nel senso offensivo di eterossessuale..che sto dicendo? insomma resto abbastanza indifferente. forse sono anche cresciuta con questo fatto che si deve lottare perchè ti tengano a lungo a lavorare in un posto, non ti licenzino a caso perchè gli gira ma perchè te lo meriti perchè io possa sposare una femmina perchè possa avere la pensione le medicine e le risposte dei dottori (anche la medicina è un pò eterosessuale-sempre usando una parola per intendere tutt'altro-) che ne so anche il sussidio magari come nei paesi piu evoluti e soldi per studiare per lavorare eccetera. ok no in italia non abbaimo niente, e io mi sono disadattata a questo niente e mi fido pochissimo dello stato e il suo diritto, addirittura mi sembra riduttivo in partenza..una cosa che diventa immediatamente assimilazione nel momento che ci è "concesso". però questa è la mia vita, e comunque fa altrettanto schifo solo è più disordinata e mi capita anche di raccontarmi storie americane, è un pò come harry potter, no scherzo dipende. però se esiste gente così io credo che sicuro esiste anche gente gay così, e anche di peggio! e la mia indifferenza mi fa quasi apprezzare la varietà umana. è che non mi sento derubata di una mia lotta non so se mi spiego, è una questione di legalismo e liberismo, sembrano opposti, in conflitto ma sono complementari..però non riesco a pensare così in grande, e forse da chi o cosa voglio sia governata la mia esistenza non è la domanda che mi faccio. probabilmente ho molti diritti che non so. è più facile inciampare in un divieto.
    non mi stupiscono le cose che girano su facebook. mi stupisce capitare qui e leggere sorridendo di familiarità certe cose, immaginarmi i personaggi. e scrivere un commento chilometrico e insensato alle 4 del mattino del 30 dicembre.

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  9. Ehi, ciao, mi sono accorta solo ora del tuo commento. Non sono molto brava con i blog e, in generale, la tecnologia (una frase che speravo di non dire mai). Che posso dire: commenti chilometrici alle quattro del mattino vogliono dire essenzialmente due cose: o si è sbronzi o quello che si ha letto ha sortito un interesse, ha acceso qualcosa. In entrambe le cose sono molto felice. Sì be, felice per dire chiaro. Però ti ringrazio, e condivido molte delle tue parole. Sarai di una generazione dopo, ma la mia condizione è identica. ps non sono vecchia.

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