lunedì 26 dicembre 2011

Incontri.

Avete presente quando ripensate a delle cose e poi non vi ricordate se sono successe per davvero o se le avete sempre solo immaginate? Io mi spavento, quando mi capita. Mi accade soprattutto quando ripenso ad alcune persone incontrate per poco e poi mai più. Verso i diciotto vent'anni m'era presa questa foga di conoscere lesbiche on line, era diventato una specie di lavoro (a suo modo, retribuito, perché offrivano sempre loro). Così non ci andavo nemmeno all'università, certi giorni. Andavo a incontrare femmine. Ne ho incontrate centinaia. 


Questa mattina, in dormiveglia, mi sono rivista fuori da una golf blu elettrico, bella aggressiva. E poi da quell'automobile è scesa una tizia bionda con il gel e mi ha messo un braccio attorno al collo e io ho capito che quello mi è successo davvero. Chissà come si chiamava, chissà chi era, cosa faceva. Io a parte la golf e quei capelli di merda, non so che dire. Bè, sì, ricordo anche un certo disgusto. Ma il dramma degli incontri al buio non è il ribrezzo, almeno. È la delusione. È l'assenza della sorpresa. È aspettarsi una racchia e ritrovarsi anche la sua amica. È la menzogna.


Penso sia ora di parlarne e vorrei farlo in una sola volta. Sceglierò cinque incontri, solo cinque, ma significativi, portatori di emozioni così grandi da meritarsi il grassetto. Sotto il mio balcone un cane sta ululando. L'atmosfera è quella giusta. Mettetevi comode, mettetevi comodi, mettetevi *.


La paura.
Si chiamava R., e ci siamo incontrate fuori da una biblioteca. Faceva la ricercatrice in storia. Aveva sui trentasei, trentasette anni. Mi aveva avvisata di essere un po' sopra le righe. Ci incontriamo una mattina di luglio che alle nove fanno già trentadue gradi. Io sudo pochissimo, ma il cuore mi sanguina continuamente. Mi siedo in terra, all'ombra, ho la pressione a due. Poi entro, ma non mi va di vedere la gente che studia, perché mi sento in colpa. Prendo un caffè della macchinetta, uguale a tutti i caffè di tutte le macchinette di tutte le biblioteche. Sa di ansia. Poi lei arriva. Ha dei pantaloni che le arrivano sotto il ginocchio, e una coda da cavallo, ma la coda è l'unica cosa che ha del cavallo. Gli occhi sono molto sporgenti e di un blu interessante. Il problema però è che nell'insieme assomiglia a lui. Sì, Angelo Izzo e anche le sue intenzioni sembrano essere le stesse. Si avvicina subito e mi tocca molto, soprattutto la spalla destra. Io temo un secondo Circeo che però questa volta sarebbe un più patinato Tibaldi, e allora mi sottraggo. Poi lei cerca una fontanella e beve. Sembra una bambina all'oratorio, non mi farà del male. Andiamo a pranzo. Mentre mangia una quantità di cibo che non credevo possibile, mi dice che zoppica perché ha rotto una rotula tirando un calcio a uno, una volta che si pogava. Eh, sono un po' una punkabbestia io. Poi mi guarda intensamente e mi dice, oh, ma te sei la figlia di Giorello? E io, che manco sapevo chi fosse, le dico, no. Mangio dell'insalata che vorrei fosse cicuta. Chiama un cane che passa di lì e inizia ad accarezzarlo. Poi mi prende la mano e mi parla della ricerca. Poi mi lascia la mano. Poi mi riprende la mano e mi chiede se andiamo a casa sua. Io le rispondo che devo andare in un posto a prendere una cosa importantissima. Che non posso tardare. Sta arrivando il temporale. Lei mi dice, vieni da me, sta arrivando il temporale. Io le dico che se non passo in quel posto poi è un casino, davvero. Lei insiste. Mi dice entra in macchina. Io non entro. Lei sale in macchina e se ne va. Prima però saluta. Io corro verso la metro e scompaio. Mi chiama tutto il pomeriggio, instancabilmente. E tutto il giorno dopo e quello dopo. Per instancabilmente intendo di fila. Continuamente. Tranne in alcune ore in cui dorme penso. Poi sparisce per sempre. 


L'amarezza.
Dice che ci incontriamo in centro quando esce dal lavoro. Mi aveva anche detto di avere il frigorifero sul balcone, ma io non dò molto peso a ciò che non rientra perfettamente nelle logiche domestiche. Be, E. era molto interessante. Preparatissima, davvero. Politica a rosari, questione mediorientale col metronomo, gusti letterari pazzeschi, voci bellissima. Trentacinque anni, mica male. Sono un poco maschia mi dice. Sì, gioia, chiaro che a certe condizioni non si può ambire a chissà che esteticamente. Sono molto positiva. Mi presento con una giacca molto bella e per l'occasione faccio una doccia (ai tempi non mi lavavo quasi mai). Mi manda un messaggio e mi dice, sono quella con il Manifesto. E io mi sento sempre meglio. Mi siedo e aspetto. Poi capisco che l'unica con il Manifesto (che ha capito benissimo che io sono io, quella con la faccia da pirla) ha non meno di quarantotto anni. A questo punto la questione maschia non maschia è irrilevante. Andiamo a bere una cosa. A me girano i coglioni perché mi aspettavo Naomi Klein e ho di fronte la Sgrena. In più è aggressiva. Dice subito, non ti piaccio perché sono vecchia eh? E mi torchia, come se fosse colpa mia. Dico che vado in bagno ed esco dalla finestra del bagno e da una porta del cortile che conoscevo bene come casa mia. Non mi cerca mai più.


Il multiculturalismo.
Incontro C. a marzo dello scorso anno. Un momento durissimo della mia esistenza. Tanto lavoro, nessuna soddisfazione, molto sonno arretrato, un sacco di preoccupazioni e sciopero dei mezzi. Mi dà l'indirizzo di casa sua. So solo che è sudamericana. La foto l'ho vista. In effetti è sudamericana. La verità è che l'ho anche già incontrata. E sì, è sudamericana. Insomma, non è Nè brutta né bella, è una signora sudamericana di quelle che dovrebbero avere qualche bambino ecco. Lavoro interessante, cervello interessante, studi interessanti. Arrivo a casa sua che sono le ventitrè. Sono uscita a bere una cosa con i miei colleghi e sono sbronza, perché mi basta veramente pochissimo. Arrivo e sono sbronza. Mi siedo sul divano e sono sbronza. È una casa strana, penso, ma sono sbronza. C'è un frigorifero in una camera da letto. Mi dice che ci sono le medicine della sua coinquilina. Poi ci sono tantissimi aghi ovunque. Sono della coinquilina. Le chiedo dov'è la coinquilina? Non c'è mi risponde, e io mi sento come la bestia saltata all'ultimo sull'arca di Noè. So di piacerle perchè in verità è il nostro secondo incontro, ma io non voglio niente da lei, solo non voglio stare da sola quella sera che inizia la primavera e io sono infinitamente infelice e sbronza. Così ci prova. E io mi scosto. E ci prova. E mi scosto. Allora capisco che c'è poco da fare, che scostarsi è inutile. Allora vado in bagno e mi guardo in faccia, allo specchio e dico devi farti coraggio, il mondo è molto peggio di questa scopata. E così accade. Mi sento finalmente una donna adulta la mattina, quando scappo senza salutare e aspetto il tram. Il più banale dei raggi di sole mi rimbalza sul naso e io rido da sola molto, quasi fino a sera. Poi sparisco nel nulla come al solito.


L'inconsistenza.
Quando incontro L., non la vedo. Lei mi fa ciao con la mano e allora la vedo. È piccolissima. Non è nana, però è minuscola. Non avevo mai incontrato una donna così sottile. Ha questi occhi enormi, azzurri e tutto il resto sono ossa e bassezza e ha una faccia che la tisi le sta lasciando giusto il tempo per stringermi la mano e farmi dire: bella, lasciami, devo tornare al giuoco delle carte. Comunque ti amo. Beviamo una cosa. Mi parla del calcio, dice che gioca a calcio. E io le chiedo in quale ruolo e lei mi dice in difesa. E io non capisco, mi ronza la testa e non mi sento bene per niente. È un pomeriggio che non sto bene e lei è troppo piccola per essere al mio tavolo o io troppo grossa per stare al suo e mi pare di stare in uno di quei film tipo mi si sono ristretti i ragazzi. Ha la pelle trasparente, sembra un fantasmino. Quando ci salutiamo dice che è stata bene e mi chiede se ci incontriamo ancora. Io le dico di sì, ma certo, perchè no? E poi sparisco per sempre.


L'attesa.
La aspetto un sacco di tempo. Fuori dal planetario, a Palestro. Poi arriva. Porta gli occhiali  e non è giovane. Il culo però le sta su e nel complesso è una bella donna. Ha un cane che vuole subito fare amicizia. Ci sediamo e parliamo tanto. Mi batte il sole addosso e anche a lei. Lei si spoglia, rimane in canottiera. Poi sparisce. Rimane via poco, torna. Io nel mentre leggo il libro per l'esame di filosofia del linguaggio. Non capisco nemmeno una parola. È un incontro pacifico e irrilevante. Poi stiamo insieme pochi mesi. Poi un giorno dal niente mi lascia e io soffro per quattro interminabili anni. Poi per un po' non ho più voluto sentire parlare di stelle e di cani. Poi mi è passata, si chiama S.


Spero di avervi moderatamente allietate, allietati, allietat*.

27 commenti:

  1. Certo che il disagio di questi incontri l'hai trasmesso benissimo ;)capisco anche lo sgattaiolare dalla finestra del bagno, una volta avrei voluto farlo anche io, ma mi sarebbe certo mancata l'agilità e avrei finito per incastrarmi nel water :P

    (sono Norma di elle)

    RispondiElimina
  2. Cara Norma, ancora non riesci a uscire dall'anonimato? :) Ho anche cambiato le impostazioni appositamente!

    RispondiElimina
  3. forse ce l'ho fatta :D (altro che copycom...)

    RispondiElimina
  4. anche io (dalla mia incapacità informatica). comunque il look della prima tipa della tua "collezione" è identico a quello della primissima ragazza con cui sono uscita. avrei voluto scappare appena l'ho identificata... :P

    RispondiElimina
  5. una mia amica una volta mi mandò un sms per dirmi di chiamarla urgentemente, fingermi sua sorella e dirle che era morto il cane perché si voleva liberare di una ultraracchia, ma che ci vuole a chiedere una foto prima?

    RispondiElimina
  6. be ma con la foto non ci sarebbe stato il minimo gusto.

    RispondiElimina
  7. Dipende, se vi diverte scappare dalle finestre o andare a letto con donne che non vi piacciono minimamente solo perché ormai siete lì fate pure.

    RispondiElimina
  8. ma c'era pure lo scambio delle foto ma non cambiava poi tanto, erano foto di anni precedenti quando ti andava bene, modificate quando ti andava male e tutt'altra persona quando ti andava di merda. Saffo, (non so come chiamarti) e incontri con etero che ti volevano vedere clandestinamente mai capitati? Oppure donne dalla discutibile sanità mentale?
    Erin.

    RispondiElimina
  9. con uomini biologici non mi è mai successo. Ma forse avrei preferito. Donne dalla discutibile sanità mentale, purtroppo, sì. Del resto ci si trovava in chat, non allo spazio oberdan.

    RispondiElimina
  10. complimenti per come scrivi saffo :) ritrovo in ciò che scrivi le emozioni degli incontri al buio..
    che dire.. adoro conoscere gente senza nessun scopo particolare , conoscenza... pura conoscenza ma alcune proprio non si sopportano già dopo qualche istante... e molte non credono che si possa solo volere una semplice conoscenza...
    però dai la chat ora aiuta e se si ha fb ... ancora meglio .. si dovrebbe rischiare meno ..
    ciao

    RispondiElimina
  11. "ma che ci vuole a chiedere una foto prima? "

    beh, le foto le ho sempre chieste, e mi sono sempre state mandate veritiere, ma ci sono persone fotogeniche che poi nella realtà non corrispondono affatto. magia della macchina fotografica? comunque, più che la bellezza o la mancanza della stessa (della quale mi è sempre fregato fino a un certo punto, e di questo ci sono numerosi testimoni!), era l'assoluta mancanza di fascino e gusto nel vestire che mi facevano venire voglia di fuggire :D

    RispondiElimina
  12. infatti è la fuga il punctum. Quanto può cambiare una sola vocale.

    RispondiElimina
  13. a parte il piacere i leggerti, perchè davvero mi piace il tuo modo di scrivere il che non è poco, questo post mi ha trasmesso una profonda tristezza.Ilenia

    RispondiElimina
  14. grazie, è esattamente ciò che volevo comunicare Ilenia.

    RispondiElimina
  15. aspettavo questo post. meraviglioso! bello leggerti appena sveglia. si sposa perfettamente con la 'tristesse' di cui parla Ilenia.
    grazie...

    RispondiElimina
  16. forse è solo una parte, mi verranno in mente altri incontri. Magari tra un po' però. Troppi ricordi.

    RispondiElimina
  17. Credi che sia una prerogativa da lesbiche affidarsi alle chat per conoscersi? E' una domanda - sondaggio.

    RispondiElimina
  18. Non so, cioè, non saprei. Forse è semplicemente una prerogativa dei pigri.

    RispondiElimina
  19. Ti ho "scoperta" seguendo il consiglio del comune amico CP su FB. Complimenti per lo stile. E per i contenuti. E per l'interezza: io in quanto uomo biologico non son mai riuscito a scappar via, nemmeno di fronte a un mostro del Circeo ce l'avrei fatta.

    RispondiElimina
  20. sono gia' diffidente delle chat, ma la tua descrizione e' cosi' ben scritta che alla fine paradossalmente invita a tentare! Sei ironica e amara, buon proseguimento nella ricerca! E narraci ancora queste avventure. Una lettrice del 2012

    RispondiElimina
  21. Ciao Anonimo, sì, chissà quante cose succulente ho rimosso... :)

    RispondiElimina