martedì 15 novembre 2011

Al mio compleanno voglio un quartetto d'archi.

È una vita che tento di appartenere a qualche gruppo senza riuscirci. Il primo giorno di università una certa Marie Claire mi fermò nel corridoio chiedendomi se volessi far parte di questa realtà incredibile di giovani impegnati, qualcosa di assolutamente innovativo e noi ci incontriamo a Molino Dorino il sabato mattina. Erano i marxisti leninisti. Innovativi quanto il 1917. Ricordo di averle lasciato il mio numero di telefono. Mi ha chiamato ogni settimana, instancabilmente, per anni. Ho apprezzato molto la sua fedeltà. Nessuna donna si è mai più presa tanto cura di me. Per questo voglio salutarla, ciao Marie Claire, il mio numero ce l'hai.

Da quando ho questo blog ricevo un sacco di inviti su facebook. A serate di ogni genere. Che  declino chiaramente, per una serie di motivi. Il primo la pigrizia, il secondo la sociopatia. Ho scoperto che tra le lesbiche è un'usanza comune dichiararsi sociopatiche. Sono quasi sempre quelle stesse che poi sorseggiano vodka lemon come non ci fosse un domani e passeggiano con disinvoltura in ogni dove. Ragazze, la sociopatia esiste, datemi retta. Ed è un'altra cosa.

Ho notato che in tutti questi inviti a serate a cui non andrò mai, c'è sempre un dj set. E guardandomi un po' intorno ho capito che il dj set è un po' come la sociopatia: va. Così mi sono interrogata su questa attività e ho capito che un mixer è tante cose, ma più di tutte è una specie di carta moschicida. E che sì, insomma, vanno i dj set perché vanno le dj. Allora mi sono guardata un po' intorno. Alla terza cassetta tatuata sull'avambraccio ho deciso di riprendere Proust.

La donna che mette la musica è come il miele per l'orso, la bamba per Maradona, il cappellino per Misseri. È qualcosa di irrinunciabile. E la donna a cui piace la musica lo sa, e già che c'è la mette. E fa bene. È fondamentale capire per tempo cosa fare al momento giusto, solo, piano con le ancore sui polsi, a meno che non siate, che ne so, grandi estimatrici di Verne. Allora assumono un significato commovente. Dj Jules, mai più senza.

Quello che voglio dire è che ho sentito parlare di decine di lesbiche dj e ho iniziato a preoccuparmi. Avete presente quando si facevano quei discorsi strampalati sui licei, quando qualcuno affermava che mica tutti possono fare l'università se no poi chi lo fa il macellaio? E chi lo fa il panettiere? E chi lo fa il beccamorto? Ci sono un sacco di ruoli scoperti, nella nostra comunità. Per esempio, se io volessi acquistare un centrino per la mia dimora, e lo volessi assolutamente prodotto da una lesbica, a chi dovrei rivolgermi? 

E se avessi bisogno di comprare marmellate bollite esclusivamente da lesbiche? E se volessi  che le piastrelle del mio bagno fossero incollate da lesbiche? E se volessi una dog sitter lesbica? E se desiderassi che il tizio della dhl fosse una gran bella tizia? E se avessi l'esigenza di un riavvicinamento alla religione cattolica e necessitassi di una suora omosessuale? Non so, mi preoccupo. Non posso pensare che, bene che mi vada, una donna possa regalarmi un dj set.

Ma soprattutto, avete notato che il moscow mule non lo fa bene quasi nessuno? 

6 commenti:

  1. "il cappellino per Misseri."
    Mi fai rotolare...Meravigliosi i tuoi post!

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  2. Sì, forse il cappellino per misseri è un po' cheap. Però alla fine è quello che lo caratterizza.

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  3. un indirizzo imprescindibile per lesbiche - consideralo un omaggio
    http://www.autostraddle.com

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  4. se sapessi suonare il violoncello non farei la dj, e verrei a suonare al tuo compleanno...

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  5. Però, per esempio, lo scacciapensieri non è difficilissimo!

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