domenica 15 gennaio 2012

Sindrome premestruale e altre faccende.

Avevo un sacco di cose da raccontare. Davvero, tante che quasi le volevo segnare sul quel cliché di cartoncino che si ostinano a chiamare Moleskine. Invece poi le ho scordate tutte. Ho passato una settimana in ufficio, a soffrire. E quando è stato tempo di uscire, ho scoperto che non avevo poi molto da fare e m'è venuta una tristezza, come se mi mancassero tre giorni ancora da vivere e tanti saluti, e un desiderio animale di farla finita, ma non in modo violento, di andare a morire lontano dalla vista di tutti, come fanno i gatti.

Ecco, lesbiche e gatti era uno degli argomenti che avrei voluto affrontare. Ma l'umore di questa sera non mi permetterà di affrontare nemmeno la cena. La chiamano sindrome premestruale, pare che la maggior parte delle assassine uccida proprio durante questo periodo. Portentoso, no? La conoscete tutte, anche se fate finta di niente. Lo so, anche io non vorrei parlarne mai, e invece mi ritrovo a leggere un blog che parla di abiti da sposa e le domande delle neomamme su alfemminile. La vita va così, qualche volta. Il Mio Eric ha le colichette, a cosa sono dovute? Probabilmente al nome che gli hai dato.

Sono rimasta sconvolta da un'affermazione che ho sentito fare a più persone, nel corso degli anni. Queste femmine raccontavano che durante i giorni prima delle mestruazioni piangono davanti alle pubblicità di Mulino Bianco e accantonano momentaneamente Kieslowski per dedicarsi a Caterina e le sue figlie o Il bello delle donne 4. Sì insomma, mi sconvolgeva questo rapporto strettissimo tra la sindrome premestruale e la televisione, più che altro. Mi sono fatta tante domande e avevo addirittura pensato di trarne un pamphlet, poi mi è passato di mente. Probabilmente ho preferito Un medico in famiglia, e il momento era arrivato anche per me.

So che non ha il minimo rilievo, ma durante il periodo premestruale il mio appetito sessuale aumenta esponenzialmente. Vorrei parlare a una delle due ovaie a progetto, dirle baby, è inutile che lavori, non succederà niente. Non succederà mai niente probabilmente. Eppure. So che è spaventoso, ma durante il periodo premestruale anche gli uomini mi sembrano bellissimi. Trovo qualcosa di appetibile perfino in loro. Non in tutti, chiaro. A me piacciono i tamarri, quelli con la canottiera e il cappellino e l'anellino nel labbro inferiore. Rigorosamente più giovani di me. Quelli che al sabato pomeriggio stanno in via Torino a guardare le Air Max. Che la natura fosse matrigna era chiaro da anni, ma che fosse pure sadica da farmi desiderare qualcosa per cui provo repulsione (e mi riferisco alle Air Max). Terribile, terribile. Quando quel momento finisce mi sento meglio, il pericolo è passato.

Però mi lascia una serie di domande (come sempre) a cui non posso rispondere. E allora niente, passo una domenica a casa a catalogare cose che non mi interessano, e ogni tanto apro la finestra e vedo la nebbia e la richiudo, sforzandomi di rimanere sempre ad almeno dieci metri dal frigorifero. Poi mi faccio un te, poi un altro, poi sfoglio un libro, mi dimentico di rispondere a un paio di messaggi, mi sdraio sul letto, accendo la tv e la spengo subito perché non ci sono fiction. Ripenso a quando ero felice e penso: ma quando mai? E torno alla finestra, la riapro, vedo la stessa nebbia di prima, la richiudo e scrivo qui.

In compenso la sindrome premestruale quando non ci tocca direttamente è bellissima. Le donne acquistano un'aura tutta strana, tutta femmina, che personalmente mi dà speranza. Diventano insicure, per esempio. Altre invece vogliono che tutto rimanga in ordine. Chi non piange mai, lo fa. Chi di solito non è gelosa, lo diventa. Chi non urla, alza la voce. Niente, è inspiegabile.

Ma soprattutto a tutte, ma proprio a tutte, si ingrossano le tette. Il che, per me, se non è tutto, è sicuramente abbastanza. 




2 commenti:

  1. Bello, molto. Ti consiglierei la lettura di un racconto, Il ventottesimo giorno, tratto da una raccolta di racconti irlandesi, ma non ricordo più il titolo della raccolta. Sorry. :-)
    Camille

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